Quando
pensiamo ad Osea ci viene in mente la sua storia con Gomer, ma il racconto
della relazione fra il profeta e sua moglie simboleggia anche il rapporto
personale fra l’uomo e Yahweh.
Osea non aveva in sè soltanto il timore di Dio, egli amava Dio.
Un giorno, mentre era in preghiera, gli domandò: Signore, come stai?
E il Signore disse: Veramente
non sto bene, non hai osservato anche tu Israele?
Io le
tendo le mani e lei mi sputa in faccia!
Io non vedo l’ora di abbracciarla e lei mi disprezza.
Oh, so
quello che provi….. rispose Osea.
Ma il Signore disse: No, tu non sai quello
che provo.
Che cosa
vuoi dire? replicò Osea sorpreso; Conosco Israele, la sua slealtà! Io so quello che provi!
Ma il Signore disse: No, tu non sai quello che provo.
Osea chinò il capo e per un poco andava tirando calci alla sabbia che
calpestava e quando tornò alla presenza di Dio pregò: Io voglio sapere!
Il Signore disse: Davvero
vuoi sapere? e ispirò ad Osea l’idea di prendere Gomer come sua sposa.
L’amerò
con tutte le fibre dell’anima mia; si ripromise Osea, pervaso da una
ingenua esaltazione,
La farò
mia, conquisterò il suo cuore.
E per un certo tempo davvero le riempì il cuore.
Ma poi un giorno Gomer lo abbandonò e Osea ne ebbe un tale dolore così
intenso quale solo Dio in persona poteva
fino al quel momento avere provato.
Allora il Signore apparve ad Osea e disse: Osea, come stai?
E Osea rispose: Veramene non sto bene.
E il Signore disse: Io,
so, quello che provi.
E Dio e l’uomo piansero insieme
uno con l’altro e Osea conobbe il Signore sulla terra come nessun altro uomo
del suo tempo, in premio, per averne condiviso la sofferenza.
E se vorremo anche noi caricarci sulle spalle ciò che pesa sul cuore di
Dio, e sapremo sopportarlo, allora davvero il nostro Signore si farà conoscere.
Perché molti sono i chiamati, ma pochi
gli eletti.
(testo
tratto da “Hosea” di Wesley Brainard)
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