lunedì 23 luglio 2012

coi terremoti Dio che c'entra?




COI TERREMOTI DIO CHE C’ENTRA? di Guglielmo Standridge 

Coi terremoti Dio che c’entra?
Quando la terra trema paurosamente, quando la gente corre per le strade, gridando di terrore e invocando l’aiuto divino, Dio dov’è?
Quando la gente muore sotto le macerie, quando i vivi non riescono ad estrarre i loro cari dalle case crollate, quando migliaia di persone pregano e imprecano, Dio non se ne interessa?
Non sono domande empie né futili. Sono le domande di sempre. In ogni tragedia della natura, è inevitabile che soffra anche la gente innocente. Chi muore sembra morire per caso, mentre altri scampano per un pelo. In un momento, una famiglia può perdere casa e masserizie che sono costate una vita di sacrifici e di lavoro.
Ma, Dio esiste? Non potrebbe fermare questi terribili disastri? Non è un Dio di amore, come abbiamo sempre pensato?
D’altra parte, se il terremoto è un fenomeno della natura e succede solo per cause naturali, come potrebbe Dio intervenire? Anzi, se il mondo è controllato soltanto da leggi naturali, che si possono spiegare scientificamente, che bisogno c’è di Dio?
Molte persone la pensano così e credono che il caos insensato e inspiegabile di un terremoto sia una prova in più che è assurdo credere in Dio.

Anche il credente deve ammettere che questi dubbi e interrogativi sono logici. Se Dio non è presente quando c’è un terremoto, allora non è presente affatto. Se Dio non c’entra coi terremoti, allora non c’entra neanche con l’esistenza della terra o con la realtà umana.
Questi dubbi possono provocare tre domande che meritano una risposta.

1. Quello che provoca un terremoto è solo un processo naturale, o c’entra anche Dio?
2. Vi è un significato morale nella distruzione fisica e umana provocata dai terremoti, qualcosa che l’uomo deve imparare?
3. Cosa dice la Bibbia sui terremoti, e particolarmente sulla distruzione che provocheranno i terremoti futuri?
Se tu leggerai con cura questo libretto, troverai una risposta a queste tre domande.

Che dice la scienza?
Gli ultimi due secoli di progresso scientifico hanno convinto molte persone che Dio non esiste o, almeno, che credere in un dio creatore non è necessario.
Lo studio dell’atomo, come anche l’esplorazione dell’universo, le conquiste nel campo della medicina come nelle comunicazioni, hanno dimostrato che il nostro mondo funziona secondo delle leggi fisiche di causa ed effetto. Perciò, l’intervento di Dio sembra inutile e il miracolo impossibile.
Anche lo studio dei terremoti sta scoprendo molto sulla composizione della terra e sulle tremende forze che agiscono all’interno del nostro pianeta. Purtroppo, non si è capito ancora come prevedere accuratamente i terremoti e tanto meno come evitare le loro conseguenze disastrose.

Il fatto che l’Italia ha subito tanti terremoti ha spinto alcuni italiani a studiare fra i primi il fenomeno. Vivenzio e l’Accademia napoletana studiarono seriamente i terremoti calabresi del 1783 e
un altro italiano, Luigi Palmieri, costruì il primo sismografo elettromagnetico e lo mise in opera sul Vesuvio nel 1855, giusto in tempo per misurare il terremoto di Napoli nel 1857.
Giuseppe Mercalli, l’inventore del sistema per misurare l’intensità dei movimenti sismici, determinò, in un suo studio sulla frequenza dei terremoti, che, fra il 1602 e il 1881, l’Italia aveva subìto 209 terremoti importanti.
Nel terremoto del 1908, a Messina, morirono circa 100.000 persone, cioè il 50% della popolazione.
A Casamicciola, nel 1883, morì il 41 % degli abitanti, il 71 % morì a Montepurra, nel terremoto napoletano del 1857, e oltre il 90 % a Avezzano nel 1914.
E chi non ricorda le vittime dei terremoti più recenti del Belice, del Friuli, dell’Irpinia, dell’Umbria e delle Marche?
Oggi, in Abruzzo, si piangono ancora le centinaia di morti e non si conosce l’entità dei danni.

Ma, è la natura o è Dio che fa tremare la terra?
È stato notato che i terremoti sono più numerosi in alcune zone del mondo, Giappone e Cina, per esempio, in oriente, e Italia, Grecia, i Balcani e nord Africa, in occidente. Dal confronto di queste zone, si è arrivati alla teoria che esistano nella crosta della terra delle fratture, o faglie, lunghe anche centinaia
di chilometri. Secondo questa teoria, i terremoti avverrebbero quando, a motivo delle pressioni esercitate sulla superficie o in profondità, si produrrebbe un certo slittamento fra i due lati di queste fratture.

Una teoria più recente afferma, invece, che esisterebbe circa una dozzina di zolle tettoniche che formano la crosta terrestre, e che queste sarebbero in costante, impercettibile movimento.
Sarebbero un po’ come delle grandi lastre di ghiaccio che galleggiano e si scontrano in un mare appena scongelato.
L’Italia sarebbe in una posizione particolarmente infelice, in un punto di incontro, o di scontro, fra una zolla formata dall’eurasia, che preme da est, una seconda zolla europea, che preme da ovest, ed una terza zolla africana che preme dal sud.
Queste zolle, profonde circa cento chilometri, si muoverebbero di alcuni centimetri all’anno, premendo l’una sull’altra con una forza incredibile. Dal loro incontro deriverebbero non solo i terremoti, ma anche il sorgere di nuovi vulcani, l’azione di quelli esistenti e la formazione delle catene montagnose.

Dato che si può definire l’origine dei terremoti e spiegare tutto scientificamente, si potrebbe concludere che Dio non c’entra. Certamente si può concludere che il terremoto non è un segno del l’ira di Dio contro un qualsiasi villaggio o nazione, come alcuni religiosi hanno avuto la sfrontatezza di dire.
Dio non ha “voluto punire” con la morte nessuna delle vittime.
I danni subiti non sono “colpa” di Dio. Il terremoto è soltanto il risultato di leggi della fisica, o della natura, che hanno provocato quelle scosse in quelle zone in quel momento.
Forse, in alcuni casi, i morti e i danni potrebbero dipendere, in parte, addirittura dagli uomini, che non hanno badato, nelle costruzioni, al pericolo di terremoti o non hanno applicato le leggi antisismiche governative.
Il fatto che un terremoto si è abbattuto sull’Italia e non sulla Svezia, si spiega non come giudizio di Dio, ma unicamente come un risultato delle formazioni geologiche in movimento.
A questo punto, si potrebbe esonerare Dio da ogni responsabilità e dire: “Dio non c’entra”.
Qui, però, almeno per alcuni che pensano profondamente, potrebbe sorgere un altro problema.
Se Dio è il creatore del mondo, e se è buono e onnisciente, perché ha creato un mondo soggetto a disastri “naturali” come i terremoti?
Quando si vuole comprendere Dio o i suoi atti, vi è una sola fonte di informazioni a cui rivolgersi: la sua rivelazione nelle Sacre Scritture. È inutile porgere una domanda simile a un ateo o un incredulo. Per loro le forze della natura sono cieche, la distruzione è senza una causa al di là delle spiegazioni scientifiche. Per loro, in fondo, la vita è solo un gioco della fortuna, che comincia e finisce per caso.

La Bibbia insegna, al contrario, che dietro a tutto c’è veramente un Dio e che questo Dio è perfettamente buono. Anche la terra è stata creata perfetta. Se tutto fosse andato avanti come era stato creato e progettato, l’uomo non avrebbe mai conosciuto né spine né catastrofi, né pianto né morte!
Infatti, la disubbidienza, o, piuttosto, la ribellione, a Dio e al suo piano perfetto, ha introdotto nel mondo il disordine, lo squilibrio e le terribili conseguenze morali che tutti osserviamo. I filosofi e i teologi possono fare dei complicati dibattiti sull’origine del male, ma altri disastri che chiamiamo “naturali”, ed anche il cancro ed ogni altra malattia, e perfino la stessa morte fisica, esistono non perché Dio voglia colpire questa o quell’altra persona, ma perché siamo tutti ugualmente coinvolti in un mondo condannato a soffrire a motivo del peccato.
Dio ha stabilito delle leggi della natura ed ha decretato che la ribellione dell’uomo avrebbe portato risultati gravi e tristi, sia a livello personale che planetario. In questo senso, possiamo dire che anche i terremoti avvengono secondo un piano di Dio, senza dire, però, che Egli li scatena come punizioni contro delle persone o delle nazioni particolari.
Anzi, è molto importante sapere che Dio promette a qualsiasi persona, che lo desideri, la possibilità di essere liberata.
Qui ed ora, per mezzo della fede in Cristo Gesù, può scampare dalla pena ultima e più terribile del peccato, cioè la separazione eterna da Dio. Ma di questo si parlerà più avanti.
Dio ha promesso anche che, a causa dell’opera di salvezza compiuta da Cristo, il mondo stesso sarà liberato, nel futuro, dai mali naturali e che esisteranno nuovi cieli e una nuova terra, in cui regnerà la giustizia.

Perché muoiono sia i giusti che i cattivi?
La seconda domanda che ci siamo posti al principio del libretto è questa: vi è un significato morale nella distruzione causata da un terremoto? Dio vuole che impariamo qualcosa o è tutto senza senso?
Alcuni sciocchi hanno pensato che il terremoto fosse il giudizio sulla gente particolarmente cattiva. O che l’Italia ha meritato un giudizio perché si è allontanata da Dio. Ma la verità è molto più bella di questa.
Sì, è vero, vi sono delle cose da imparare, o su cui riflettere, dopo un terremoto. Sono cose importanti, che riguardano tutti.

Nei vangeli, Gesù parlò una volta di due avvenimenti tragici accaduti a Gerusalemme e ne trasse un insegnamento profondo.
Nel primo caso, alcuni uomini erano venuti a Gerusalemme per adorare Dio, ma erano stati assassinati per ordine del governatore Pilato. Malgrado il fatto che questi uomini avessero fatto un viaggio apposta per adorare Dio, molta gente attribuiva la loro morte ad un giudizio di Dio. Si pensava, insomma, che la morte violenta dovesse colpire soltanto i malvagi.
Il secondo caso era simile. Una vecchia torre della città era caduta (senza un terremoto!), uccidendo sotto le macerie 18 uomini. Anche in questo caso i Giudei avevano immaginato che quegli uomini fossero particolarmente malvagi e avessero meritato il giudizio di Dio.
Ma le parole di Gesù capovolsero i loro giudizi affrettati e superficiali.
“Pensate” domandò Gesù, “che quegli uomini fossero più peccatori degli altri, perché soffrirono simili cose?”. E, poi, aggiunse: “No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro” (il racconto si trova nel Vangelo di Luca, cap. 13, versetti 1-5).

Perciò, possiamo capire con sicurezza che i terremoti, e altri simili disastri, non sono un giudizio di Dio su certe persone particolarmente cattive. Essi dovrebbero servire, invece, di ammonimento a tutti, anche a chi vive lontano dalle zone terremotate.
Qual è l’avvertimento? Eccolo: la vita è breve ed incerta per tutti. Come dice un antico proverbio: “Le bare si fabbricano di tutte le misure!”
Nel mondo, muoiono ogni giorno, e oggi stesso, migliaia di persone che non se lo aspettano. Bambini, giovani, vecchi, sani e malati, uccisi in mille diverse circostanze, ma tutte inaspettate.
A queste migliaia di morti, noi non ci pensiamo. Non ci colpiscono affatto, perché ci siamo abituati. Ma, quando avviene un terremoto, tutt’ad un tratto possiamo renderci conto che la morte potrebbe venire anche per noi, e senza preavviso.
Nessuno ha la garanzia matematica che sarà vivo fra una settimana o neanche fra 24 ore.
Col suo commento sulle tragedie, di cui abbiamo parlato sopra, Gesù voleva far capire proprio questo. “Credete che questi fossero più peccatori degli altri?”. E, poi, rispose subito: “No”.
Così costrinse ognuno a pensare al proprio caso, al proprio stato morale davanti a Dio. Era come se dicesse: “Credi che questi fossero più peccatori di te?”.
La Bibbia dice che tutti gli esseri umani hanno peccato, che tutti sono peccatori. Dunque, lo siamo sia tu che io.
Ora, è chiaro che il fatto che, se tu ed io abbiamo scampato la morte nel terremoto, e anche tante altre volte, ciò non dipende dal fatto che siamo buoni o che ce lo siamo meritato. È soltanto per la grazia di Dio che siamo vivi, perché Egli ha ancora qualcosa da dirci.
Vuole che il terremoto ci faccia pensare.
Cosa aveva detto Gesù alla gente che discuteva sulla morte improvvisa di quegli uomini di Gerusalemme? “Se non vi ravvedete, perirete tutti come loro.” Gesù non parlava soltanto della morte fisica, che aspetta tutti, perché non tutti moriremo “come loro”, assassinati da Pilato o sepolti sotto le macerie.
Gesù parlava, invece, della certezza che, dopo la morte fisica, ci aspetta il giudizio di Dio.
“Perire” non significava per Gesù soltanto la morte, ma anche l’allontanamento eterno da Dio.
La Bibbia chiama questo giudizio definitivo “la morte seconda”.
Perciò, si può dire con assoluta certezza che il terremoto non è un giudizio sui morti, ma un avvertimento per i vivi. Tu questo avvertimento lo hai capito?
Nel vangelo scritto dall’apostolo Giovanni, vi è un riferimento chiaro alla scelta fra il “perire” eternamente o il ricevere, invece, il dono della vita eterna. “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Vangelo di Giovanni, capitolo 3, versetto 16).
La vita eterna è il dono di cui ogni uomo ha bisogno, e che Dio dà a chiunque comprende l’avvertimento che ha ricevuto, si ravvede del suo peccato, credendo al Salvatore che Dio ha mandato e così accetta il dono della vita.
L’apostolo Paolo scrisse: “Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Epistola ai Romani, cap. 6, versetto 23).
Non importa se tu abiti in una zona terremotata o no, Dio ti ha mandato un avvertimento attraverso la distruzione e la morte istantanea che altri hanno sofferto. È un avvertimento molto serio che sarebbe sciocco e colpevole trascurare.
Ma tu puoi riconoscere il significato dell’avvertimento proprio in questo momento, e accettare il dono della vita eterna che Dio ha preparato per te. Come? Semplicemente, parlando con Dio con una preghiera sincera e semplice che sorge dal tuo cuore. Ringrazialo dell’avvertimento che hai ricevuto. Ringrazialo della grazia che ti ha fatto salvandoti finora la vita. Ringrazialo della sua offerta di vita eterna in dono, pagato per te dalla morte di Gesù sulla croce.


 tratto dal blog Voce che grida